A Roma riapre la Domus Aurea che “ospita” Raffaello
[vc_row css=”.vc_custom_1608553768389{margin-top: 20px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Gli ambienti restaurati della antica villa neroniana accolgono fino al 7 gennaio 2022 una mostra immersiva e multimediale dedicata a Raffaello Sanzio, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla sua morte.
Atlante Farnese, II secolo d.C., copia romana da originale greco. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
Sala Ottagona della Domus Aurea, Roma.
Mostra Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche
Crediti: Allestimento e Interaction Design a cura di Dotdotdot.
Photo by Andrea Martiradonna. © All rights reserved Dotdotdot
Dopo due anni di faticosi e complessi lavori di restauro (e con un anno di ritardo sulle ricorrenze ufficiali, causa pandemia), il 23 giugno ha riaperto a Roma la Domus Aurea, l’antica residenza fatta costruire dall’imperatore Nerone tra il ’64 e il ’68 dopo Cristo. Un rientro che avviene in grande stile, con una mostra immersiva dedicata all’artista rinascimentale Raffaello Sanzio, in occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla sua morte.
Roma, Domus Aurea. Padiglione di Colle Oppio. Sala 45 (cd. Ninfeo di Ulisse e Polifemo) Crediti: ©ph ERCO illuminazione
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Il legame tra Domus Aurea e Raffaello
Il prezioso legame fra la domus e Raffaello è contenuto nel nome stesso dell’evento: Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle Grottesche. L’esposizione, promossa dal Parco archeologico del Colosseo e prodotta da Electa, è ospitata nella cornice unica della Sala Ottagona, suggestivo ambiente della villa imperiale e nelle altre cinque sale circostanti, cosiddette radiali (sono disposte intorno alla sala principale, ndr), anch’esse riportate alla luce a partire dai primi e quasi “involontari” scavi del 1480, iniziati pare per via di un giovane che cadde accidentalmente in una buca celata fra i vigneti.
Raffaello Sanzio in persona, presente a Roma in quegli anni, volle calarsi nelle grotte individuate quasi per caso, per ammirare gli spazi e soprattutto gli affreschi di epoca romana (dette appunto Grottesche) da cui hanno poi tratto spunto le sue celebri reinterpretazioni, in seguito riproposte nei palazzi nobiliari di tutta Europa e poi nel mondo.
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Roma, Domus Aurea.
Sala Ottagona allestita con la scultura dell’Atlante Farnese
(Museo Archeologico Nazionale di Napoli)
per la mostra Raffaello e la Domus aurea. L’invenzione delle grottesche
Crediti: ©ph ERCO illuminazione
«La Roma di fine Quattrocento era letteralmente al centro di una rivoluzione – ci spiega Raffaele Palma, archeologo e guida turistica attiva anche nella capitale -. Questo perché i rinvenimenti di quegli anni si possono considerare come il primo vero antecedente degli scavi archeologici moderni, che come sappiamo nasceranno in coincidenza con la scoperta delle rovine di Pompei nel Settecento. La Domus Aurea era in origine una struttura immensa, in larga parte distrutta però dai romani dopo la morte di Nerone, per cancellare le tracce di quell’imperatore poco amato.[vc_row css=”.vc_custom_1608553768389{margin-top: 20px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”26762″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1626695881855{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column_text]
Roma, Domus Aurea. Padiglione di colle Oppio.
Dettaglio della volta della Sala 80 (cd. della Volta Dorata)
Crediti: ©ph ERCO illuminazione
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Roma, Domus Aurea. Padiglione di colle Oppio.
Grande Criptoportico 92. Particolare della volta
Crediti: ©ph ERCO illuminazione
Una prova evidente dell’interesse enorme che suscitarono gli scavi – prosegue l’archeologo – l’abbiamo ad esempio dal ritrovamento del Gruppo Scultoreo del Laocoonte (scultura in marmo ritrovata nel 1506 sul colle Oppio, proprio nelle vicinanze della domus neroniana), che attirò tutti gli artisti più importanti dell’epoca, quali ad esempio Giuliano da Sangallo e Michelangelo, entrambi sul posto quando l’opera fu riportata alla luce. E molti altri “maestri” giunsero a Roma anche nei decenni a seguire, trasferendo l’impronta culturale scaturita da quelle scoperte in tante loro opere successive».
E proprio il Gruppo Scultoreo del Lacoonte è al centro di una delle animazioni multimediali e interattive che compongono l’inedito percorso di visita all’interno della Domus Aurea, curato dallo studio milanese di progettazione multidisciplinare DotDotDot, secondo un innovativo approccio basato sull’interaction design. [vc_row css=”.vc_custom_1608553768389{margin-top: 20px !important;}”][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”26766″ img_size=”full” css=”.vc_custom_1626696134035{margin-top: 20px !important;margin-bottom: 20px !important;}”][vc_column_text]
Roma, Domus Aurea. Padiglione di Colle Oppio.
Sala 53
Crediti: ©ph ERCO illuminazione
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Roma, Domus Aurea. Padiglione di Colle Oppio.
Sala 53
Crediti: ©ph ERCO illuminazione
Un percorso lungo duemila anni
In ciascuno dei sei spazi espositivi si può godere di una specifica installazione animata, fra luci, suoni e suggestioni che coinvolgono i partecipanti e si snodano lungo duemila anni di storia, partendo dalle origini del sito, passando poi per le Grottesche e la loro evoluzione, fino a ricongiungersi addirittura con l’oggi, per mettere in risalto il forte ascendente che i dipinti del passato mantengono anche sull’arte contemporanea.
Roma, Domus Aurea. Crediti: ©ph ERCO illuminazione
«Questa mostra ha davvero un grande valore – ci dice ancora Palma -. Perché rappresenta prima di tutto un’occasione preziosa per il pubblico, che finalmente torna a visitare un luogo unico, e lo fa godendo di un allestimento d’avanguardia. Ma è anche un segno tangibile di ripresa per un settore che dopo le chiusure può nuovamente fare cultura».
Di Giovanni Aiello
Giornalista pubblicista dal 2002. Ha collaborato con radio e giornali sia campani che nazionali, occupandosi di cronaca, ma anche di tv e spettacoli, di sport e di automative, trattando tutto sempre con un occhio speciale sull’attualità e sulle rivoluzioni quotidiane.