The Queen’s Gambit il gioco degli scacchi

The Queen’s Gambit ci ha trasformato tutti in giocatori di scacchi

Nel mese di novembre la piattaforma Chess.com ha raggiunto quasi 3 milioni di nuovi iscritti e secondo eBay le vendite di scacchiere e accessori hanno fatto registrare un +215% complici il successo della miniserie televisiva The Queen’s Gambit, la serie tv più vista di sempre su Netflix, e la pandemia.

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Nel mese di novembre la piattaforma Chess.com ha raggiunto quasi 3 milioni di nuovi iscritti e secondo eBay le vendite di scacchiere e accessori hanno fatto registrare un +215% complici il successo della miniserie televisiva The Queen’s Gambit e la pandemia.

 

You resign now, “tu abbandoni adesso”. È il meme più abusato tra quelli venuti fuori dal successo planetario di The Queen’s Gambit, la serie tv più vista di sempre su Netflix con 62 milioni di spettatori in un mese dalla sua uscita.

The Queen’s Gambit insegna: quando abbandonare una partita?

Perché il vecchio maestro alla giovane Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), protagonista della serie, le insegna quando abbandonare una partita? Semplice: perché gli scacchi sono il gioco più violento del mondo. Lo diceva Marcel Duchamp, che per 10 anni lasciò la produzione artistica per giocare a scacchi, che a suo dire avevano “tutta la bellezza dell’arte, e molto di più”. Lo ha ripetuto Garry Kasparov, il più famoso giocatore dell’era moderna: “Il pubblico deve sapere che gli scacchi sono uno sport violento, una tortura mentale”. E lo stesso Bobby Fischer, colui che vinse la guerra fredda scacchistica contro i russi, sintetizzava così il senso del suo gioco: “Amo il momento in cui distruggo l’ego di un uomo”.

 

The Queen’s Gambit ha saputo intercettare questa violenza, che mira a distruggere l’ego del proprio avversario ma che per farlo deve catturare il proprio, di ego. Perché gli scacchi sono una passione furtiva, una rapina ossessiva che può prenderti e portarti via da tutto fin quando – come Beth Harmon – non raggiungi il tuo obiettivo. Anche la regina degli scacchi è una persona disastrata, che vive davvero solo sulle 64 caselle di gioco.

+215% di vendite di scacchiere e accessori 

Eppure questa finestra sulla “schiavitù” dagli scacchi è stata il più grande sponsor di un gioco antico 15 secoli, che sta oggi mettendo in mostra come mai prima il luccichio della sua argenteria. Nel solo mese di novembre – quello in cui il mondo ha guardato The Queen’s Gambit – la piattaforma più nota, Chess.com, ha registrato quasi 3 milioni di nuovi iscritti, assestandosi su 30mila al giorno contro i 6mila di media precedenti.

 

Le ricerche su Google sono aumentate del 174.7% in Europa, e secondo eBay le vendite di scacchiere e accessori hanno fatto registrare un +215% nel periodo. Chess.com, che è attiva dal 2007, ha integrato la possibilità di sfidare il bot di Beth Harmon, ma ad arricchirsi di utenti sono tutte le piattaforme più note, tra le quali Chess24 e Lichess. Anche i canali YouTube di analisi delle partite vivono un nuovo splendore: il più famoso, quello del croato Agadmator, ha toccato quota 900mila iscritti (lo scorso anno erano 400mila), e anche l’italiano Mattoscacco ha arricchito la sua proposta con nuovi contenuti e collaboratori. Ma c’è di più: nel 2021 il Champions Chess Tour verrà coperto live da Eurosport in Europa e Asia, contribuendo a sdoganare ulteriormente il gioco presso il grande pubblico.

Scacchiere virtuali: avversari a portata di mano

Un pubblico che già prima della serie tv si era riversato sulle app “grazie” alla pandemia: il vero boom ha infatti le sue radici nel mese di marzo, quando milioni di persone chiuse in casa in tutto il mondo per colpa del Covid hanno cercato sulle scacchiere virtuali avversari da affrontare e battere, comodamente seduti sul divano. Perché grazie agli smartphone è caduta anche la principale difficoltà degli scacchi, ovvero quella di trovare un avversario.

 

Tutto pronto per il definitivo successo planetario degli scacchi? Non è detto. Il difficile, infatti, arriva ora. “Dovete trascinare il vostro avversario in una profonda oscura foresta – diceva il mago di Riga Mikhail Tal – dove 2+2 fa 5 e il sentiero per venirne fuori è largo solo per permettere il passaggio di uno dei due”. Siete pronti a sacrificare i vostri pezzi e voi con loro, mettendovi alla prova in quella che Pascal definiva la “palestra della mente” per cercare di vincere l’avversario “senza pietà, in modo simile a quello che nella morale si chiama omicidio” (Anatolij Karpov)?

 

È tempo di scoprirlo. E, se non siete pronti, sapete cosa fare: you resign now.

 

Di Davide Kuhn Certosino

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